
Dalla ricerca condotta a livello mondiale su un campione di 1.800 persone, è emersa una nuova categoria di consumatori, gli evangelizzatori del cibo.
Si tratta di persone che oltre ad essere molto attente a ciò che mangiano, sono particolarmente attive nel comunicare i risultati del loro sapere: dedicano, infatti, parte del proprio tempo per coinvolgere gli altri in conversazioni sul cibo (sia online che di persona), condividendo e raccomandando prodotti e alimenti. Sono soprattutto molto critici, raccolgono informazioni, le soppesano, dubitano di quanto gli viene detto, sperimentano e si formano un’autonoma convinzione di cosa sia il meglio per loro e per gli altri. Ci tengono, insomma, a trasmettere quanto appreso e non si fermano al livello di scelta personale. Molti di loro aprono blog.
Si tratta perlopiù di donne (62%) al di sotto dei 35 anni (48%) con famiglia (46%) e un tenore di vita superiore alla media. Più che il prezzo del prodotto, considerano il sapore e la qualità (87%), la sicurezza, i benefici per la salute e la tracciabilità degli ingredienti. Dalle aziende pretendono l’impegno a immettere sul mercato prodotti più salutari e di cui siano chiare l’origine e la composizione; un dato molto importante è rappresentato dall’attenzione prestata alle fasce di popolazione meno abbiente: il 40% degli evangelisti del cibo dichiara di aver raccomandato ad amici e familiari le aziende che rendono accessibili i loro prodotti alle famiglie più bisognose.
Un movimento che sta modificando e delineando nuovi impatti nel Global Food system e che vede l’Italia in pole position con una quota numerica di rappresentanti più alta della media globale (il 37% della popolazione, circa 23 milioni di persone secondo la stima di Ketchum).
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