A ogni conferenza stampa cui partecipo il mantra è sempre lo
stesso: il consumatore deve essere messo al primo posto nelle priorità di
marketing aziendale. Che si tratti della presentazione di un nuovo prodotto, di
una soluzione social, di un sistema promozionale o di una qualsiasi altra
iniziativa commerciale, è sempre lui il protagonista.
Chiamatelo cliente,
utente, consumatore, cittadino, poco importa. Tutti lo cercano, lo vogliono “targhettizzare” (brutto anglicismo
per dire, inquadrare in un gruppo, segmentare), conoscere, avvicinare,
incoraggiare, fidelizzare, ammansire, portarlo dalla propria parte, convincerlo
con una splendida brand reputation. Non si tratta più solo di vendergli
qualcosa. Anzi, spesso le aziende sono disposte a donare pur di conquistarlo.
No, si teme il suo giudizio e si è consci che l’opinione del singolo, tanto
meglio, se leader perché inserito in una rete di contatti diffusa, è un
elemento determinante del successo.
Il passaparola, il buzz, un ronzio di sottofondo si fa
intenso, è in grado di condizionare fette rilevanti di mercato. Se un prodotto
subisce l’ostracismo o una marea di opinioni condivise, di “like”, di “mi piace”,
le sorti possono essere segnate, in senso positivo o negativo. E via allora
alle ricerche di mercato, agli studi, agli investimenti in social media, per
monitorare, seguire, captare il più possibile le voci che giungono dal basso,
prima che diventino rumore, urla di folla, verità condivisa.
Il singolo, dotato
di un piccolo strumento portatile, sceglie con oculatezza, confronta su
internet i prezzi, condivide l’esperienza con gli amici e gli sconosciuti,
consiglia e si fa consigliare dalla rete. Poco fedele alla marca, insegue la
“dritta” che proviene dall’immenso bacino di informazioni a sua disposizione.
E’ - ammettono i marketing manager, sudando freddo, e i guru del settore
incrementando i loro cache - divenuto consapevole, indipendente e autonomo.
Impara velocemente a muoversi nel dedalo delle offerte mirabolanti, è scettico,
cauto, oculato. Sfrutta le promozioni a suo piacimento, è infedele,
capriccioso, logico e utilitarista. Fai la battuta sbagliata (Barilla con la
sua uscita sui gay insegna) e vieni massacrato, fai il furbo, ti va bene una
volta, poi si viene a sapere. Impossibile controllare la nuvola fatta di
migliaia di microscopiche gocce che tutte insieme possono produrre un
devastante temporale o irrigare piacevolmente il campo nel quale si è spesa
tanta cura e lavoro.
Trasparenza, correttezza, affidabilità tornano
prepotentemente a essere pretese. Ma lui, il soggetto in questione, è
consapevole di quanto potere ha?
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