Nasce un nuovo modo di “essere cittadini”, più consapevoli e partecipativi, in grado di influenzare i trend e le scelte dei “grandi” (politici, istituzioni, imprese e media tradizionali). I nuovi media a disposizione permettono loro di far sentire le proprie istanze, di unirsi tra categorie e comunità, determinare i cambiamenti nella società attraverso scelte di consumo responsabili e comportamenti etici.

domenica 22 dicembre 2013

Depontani



Foto: Adolfo Ziofoffo Matteucci
Secondo Timeo - leggo in "I supplizi capitali" di Eva Cantarella - i sardi erano usi a inseguire gli ultrasessantenni, bastonandoli, fino a precipitarli dall’alto di una roccia.
Tutto ciò ridendo: il riso “sardonico” era evidentemente rituale. 
Plinio riporta come i vecchi, presso gli Sciiti, stanchi della vita si lanciavano spontaneamente da una rupe e lo stesso avveniva presso i cantabri, antenati degli odierni baschi, secondo il racconto di Silio Italico, al compimento dei sessant’anni sentendo venir meno le forze. Anche a Roma, l’eliminazione degli anziani buttati nel Tevere pare fosse un antico uso (guarda caso i sessantenni erano chiamati depontani ed era in uso un detto: Sexagenari de ponte) del quale lo stesso Ovidio si rammaricava, e che Cicerone cita a contrario narrando l’episodio di un tale che ancora non aveva compito la fatidica età e che si era trovato a subire analogo trattamento, definendolo contra mores maiorum.

Di fatto a sessant’anni se proprio non gettati nel Tevere, si perdeva il diritto a partecipare alla vita politica e si riteneva fosse il limite della capacità di generare. Il lancio (dalla rupe o dal ponte) era una sorta di eliminazione di chi non contribuiva più alla società in modo attivo, realizzata secondo rituali che richiamavano i sacrifici religiosi e stemperavano la crudeltà del gesto in un atto pietoso. L’eliminazione fisica degli anziani, il divieto di partecipare alla vita politica attiva – il che non escludeva la possibilità di suggerire, consigliare, redigere interessanti trattati, contribuire intellettualmente con la propria intelligenza ed esperienza – avevano uno scopo di rigenerazione costante della società non indifferente.
Un uomo maturo di quarant’anni disponeva di tutta l’autorità e dell’esperienza necessaria per gestire uno Stato intero. Nessuno si frapponeva, impedendogli – solo per età e potere acquisito nel tempo - di occupare posti di potere. La lotta era riservata a vigorosi coetanei, formatisi sulle idee dei predecessori, ma carichi di volontà e forza.

Per fortuna ed evoluzione civica, nella nostra società l’anziano gode di buona salute e del dovuto rispetto per l’esperienza che la persona con anni sulle spalle dovrebbe garantire.
I servizi sociali e le pensioni sono diritti acquisiti e condivisi, talvolta presi di mira per ridurre gli elevati costi che pesano sulle casse dello Stato, ma mai messi in discussione nel loro fondamento.
Da qui a garantire il riconoscimento di una superiorità dettata dall'età, però ne passa. Vero è che quella media si è notevolmente innalzata. Un o una sessantenne oggi è una persona fisicamente più curata e longeva. Anche apparentemente ci sono molti che sembrano più giovani del puro dato anagrafico, anzi la ricerca di questo aspetto fa parte dei must moderni. Al di là delle apparenze però, la gerontocrazia italiana rappresenta un fenomeno inquietante: non tanto per il numero di ultrasettantenni che detengono il controllo decisionale, quanto per la mentalità vecchia che trasmettono con l’esempio (quando potrebbero molto meglio contribuire con il racconto) alle generazioni successive, plasmate su tali schemi di azione: intere fasce di età sono condannate a vivere da vecchi, senza poter esprimere liberamente la loro giovane e ingenua (cara grazia) inesperienza. Potente, volitiva, ideale.

La responsabilità è ancora una volta collettiva: dei vecchi che non lasciano lo scettro e dei giovani che si adeguano per ereditarlo. Di persone, che a prescindere dall’età (la capacità di sognare è svincolata al dato anagrafico, come dimostrano agli avvocati Bozzi e Tani nella videointervista di prossima pubblicazione) vogliono contribuire al bene comune di cui questo paese ha un bisogno disperato.

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