Nasce un nuovo modo di “essere cittadini”, più consapevoli e partecipativi, in grado di influenzare i trend e le scelte dei “grandi” (politici, istituzioni, imprese e media tradizionali). I nuovi media a disposizione permettono loro di far sentire le proprie istanze, di unirsi tra categorie e comunità, determinare i cambiamenti nella società attraverso scelte di consumo responsabili e comportamenti etici.

giovedì 13 febbraio 2014

La rivoluzione del cibo:
i Food e-Vangelist



L’uomo è ciò che mangia, diceva Feuerbach, ma - secondo un'indagine dell’agenzia di comunicazione Ketchum - anche ciò che consiglia agli altri di mangiare.
Dalla ricerca condotta a livello mondiale su un campione di 1.800 persone, è emersa una nuova categoria di consumatori, gli evangelizzatori del cibo.
Si tratta di persone che oltre ad essere molto attente a ciò che mangiano, sono particolarmente attive nel comunicare i risultati del loro sapere: dedicano, infatti, parte del proprio tempo per coinvolgere gli altri in conversazioni sul cibo (sia online che di persona), condividendo e raccomandando prodotti e alimenti. Sono soprattutto molto critici, raccolgono informazioni, le soppesano, dubitano di quanto gli viene detto, sperimentano e si formano un’autonoma convinzione di cosa sia il meglio per loro e per gli altri. Ci tengono, insomma, a trasmettere quanto appreso e non si fermano al livello di scelta personale. Molti di loro aprono blog.
Si tratta perlopiù di donne (62%) al di sotto dei 35 anni (48%) con famiglia (46%) e un tenore di vita superiore alla media. Più che il prezzo del prodotto, considerano il sapore e la qualità (87%), la sicurezza, i benefici per la salute e la tracciabilità degli ingredienti. Dalle aziende pretendono l’impegno a immettere sul mercato prodotti più salutari e di cui siano chiare l’origine e la composizione; un dato molto importante è rappresentato dall’attenzione prestata alle fasce di popolazione meno abbiente: il 40% degli evangelisti del cibo dichiara di aver raccomandato ad amici e familiari le aziende che rendono accessibili i loro prodotti alle famiglie più bisognose.
Un movimento che sta modificando e delineando nuovi impatti nel Global Food system e che vede l’Italia in pole position con una quota numerica di rappresentanti più alta della media globale (il 37% della popolazione, circa 23 milioni di persone secondo la stima di Ketchum).

 

Nessun commento:

Posta un commento